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PAUL VERLAINE, LE MAUDIT...





'La  morale migliore in questo mondo dove i più pazzi sono i più savi di tutti, è ancora quella di dimenticare l’ora'
Paul Verlaine, Les uns et les autres


Paul -Marie Verlaine viene definito come l'uomo in cerca della sua strada, dell'assoluto. Una figura che affascina e che nonostante la sua breve vita, rende omaggio all'arte e alla poesia in ogni istante.


Nasce a Metz il 30 marzo del 1844, dopo un'attesa di tredici anni, la madre conserva su di una mensola 3 contenitori pieni di alcol con dentro i feti dei suoi precedenti aborti. Di famiglia borghese, si opporrà al suo ceto sociale per l'intera vita. Nel 1851 la famiglia si trasferisce a Parigi e Paul-Marie viene mandato in collegio, frequenterà poi il liceo Bonaparte. A 14 anni scrive una lettera a  Victor Hugo includendo una sua poesia La mort
Si iscrive a legge ma abbandona, trova impiego presso l'amministrazione cittadina.
Verlaine che svolge un lavoro ordinario, comune, privo assolutamente di stimoli e soprattutto privo dell'arte, della poesia. La sua personalità, sin dall'adolescenza sviluppa un senso di non appartenenza a quella società borghese e materialista, una personalità sempre più contorta che si duplica, si sdoppia. Il suo non piacersi fisicamente e la convinzione di non piacere agli altri lo intrappolano in se stesso. Nel frattempo Parigi diventa la patria dei poeti seduti nei café, nei salotti, è il momento delle conversazioni, di riflessioni, di sgretolare tutto ciò che è pomposo e borghese, distruggere il materiale,  distruggere il romanticismo, liriche più crude, dissacranti, rimpossessandosi dei versi, delle idee, del senso delle cose, della tecnica stilistica, è il tempo degli ubriachi.  Siamo nel periodo dei parnassiani, e Verlaine ne entra  a far parte, con loro ritrova il senso dell'estetica. 
Nel 1862 raggiunge sua cugina Elisa Moncomble, la quale lo aiuta ed incoraggia mentre lui lavora ai suoi Poemi Saturnini, prima raccolta pubblicata. Con la morte della cugina il poeta ne esce distrutto ed ancora più incrinato diventa il rapporto con il mondo circostante. Privo di certezze, effimeri desideri e debole ricerca. Nel 1866, dopo questo grave lutto  ha il vero crollo. Ricorre nei suoi sogni il suo correre verso il feretro della cugina con suo padre morto, il corteo svolta in una stretta strada sulla destra. Sulla rampa a destra per andare verso la tomba di Elisa. Ogni equilibro che con lei aveva provato a raggiungere, crolla. Si rifugia nell'assenzio e nell'alcol, si crea un mondo immaginario, si confonde con la vita. Scriveva Baudelaire, molto apprezzato da Verlaine ' Bisogna essere sempre ebbri. E' la questione principale. Per non sentire l'orribile fardello del Tempo che vi spezza la schiena e vi spinge verso terra, vi dovete inebriare di continuo. E di che cosa? Di vino, di poesia o di virtù, a vostra scelta.' 
Continua a scrivere, ispirato dai quadri di Monticelli per le sue Fetes Galantes. Tra il 1867 e il 1868 entra a far parte di un mondo fantastico e bohémien. Incontra Nina de Villard e proprio con lei inebria i suoi giorni tra feste, vita sregolata all’insegna della perdizione. Lei diviene un porto sicuro ma del quale  si stancherà presto.
Arriva quello che lui pensa essere l’amore della sua vita, Mathilde Mauté de Fleurville, di famiglia borghese. Si innamora perdutamente e la sposa, nello stesso momento partecipa attivamente alla comune di Parigi, scrive testi propagandistici ma anche qui fallisce, la sua delusione annega ancora una volta nell’alcol e nella perdizione. Così, dopo che la Francia ha un nuovo presidente Adolphe Thiers, egli si ritrova sola, disoccupato e con una moglia incinta, in una famiglia che impone il suo stato sociale che lui detesta e rinnega da sempre.
Il suo editore Lemerre, gli recapita due lettere da un ragazzo di provincia Arthur Rimbaud, il quale esprime al poeta la sua stima. Dopo aver a lungo discusso in famiglia, Verlaine decide di ospitarlo, Rimbaud non poteva permettersi il viaggio fino a Parigi ne tantomeno poteva ospitare il poeta. I due intrecciano un rapporto che porterà Verlaine alla distruzione. Dopo la nascita del figlio scappano a Bruxelles, scontri continui, violenze e continui sbalzi d’ umore. Una vita al limite che porterà Verlaine a sparare a Rimbaud ed essere condannato per un anno e mezzo al carcere. Quando esce sembra tutto cambiato, lui per primo, si dedica all’insegnamento in Gran Bretagna, dove si trasferisce, poi ritorna in Francia, nelle Ardenne. Fino al 1869 tutto sembra in equilibrio.  Ma poi succede di nuovo qualcosa che lo porterà alla catastrofe. Incontra un diciassettenne Lucien Létinois, figlio di contadini.  Lo porta con se in Gran Bretagna e in Francia, acquista, per dar lavoro al padre del ragazzo, una fattoria, che poi rivenderà un paio d’anni più tardi,
Lucien muore di tifo all’improvviso, nel 1883. Verlaine perde la testa, andrà a vivere con sua madre a Coulommes, dove perde  il controllo totale della sua vita. Da sempre violento con la madre, anche qui manifesta atteggiamenti violenti, arriva quasi a strozzarla, motivo per cui ritornerà in prigione.
La madre gli starà sempre accanto, cercando di capirlo e di aiutarlo, fino  a quando, sfinita, muore nel 1886. Verlaine entra ed esce dagli ospedali, scrive anche una raccolta Mes Hopitaux, qui viene coccolato, e si sente protetto.
Intanto nel 1884 esce la raccolta I poeti maledetti dove Verlaine appare con il suo nome in anagramma Pauvre Lélian.
Il bisogno continuo di medici, debiti e prostitute che gli porteranno via tutto. Finalmente nel 1891 sembra cominciare a rendersi conto delle sue capacità. Tiene conferenze anche all’estero, scrive testi  a pagamento, si candida all’ Accademia francese. Molti intellettuali lo cercano, costretti ad andare sempre nei bassifondi per trovarlo.
Si dice che un gelido mattino del gennaio del 1896, dopo una notte di follie e delirio, sia andato a confessarsi da un prete a Saint-Etienne-du-Mont, poi, la sera con gli amici all’ospedale. Crolla sul pavimento e muore il giorno dopo, nel tardo pomeriggio.
L’ amico Cazals lo ritrae nella sua camera ardente: il viso sereno, un sorriso beato. In molti lo commemorano, ma il figlio, che non ha visto crescere, vaga fino all’età di cinquantacinque anni con continue amnesie e pieno d'alcol, per le strade di Parigi. L’unica eredità che lascia Paul Verlaine sono le sue parole, i suoi versi. Una vita maledetta che sentiva avrebbe vissuto   a qualsiasi prezzo. Un malessere che fin dai primi anni della sua adolescenza fiorisce dentro di lui come una necessità impellente.  Ancora oggi vive e si soffoca nel suono delle sue parole.


Les sanglots longs     
des violons
de l’automme
Blessent non coeur
D’une langueur 
Monotone.

Tout suffocant
Et bleme
quando
Sonne l’heure,
Je me souviens
Des jours anciens

Et je pleure
Et je m’en vaie
Au vent mauvais
Qui m’emporte,
Deca, delà
Pareil à la 
Feuille morte



Singhiozzi lunghi
dai violini dell’ autunno
mordono il cuore 
con monotono languore.

Ecco ansimando 
e smorto, quando
suona l’ora,
io mi ricordo
gli antichi giorni

e me ne vado 
nel vento ingrato
che mi porta di qua e di là
come fa la foglia morta.

Paul Verlaine -Chansonne d’automne



Voglio innalzarmi verso le vostre cosce e chiappe.
Oh puttane, del vero Dio  sole sacerdotesse,
bellezze mature o no, novizie o professe,
E nelle fessure, nelle righe vostre vivere soltanto!

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Le sere turchine d’estate andrò nei sentieri,
Punzecchiato dal grano, calpestando erba fina:
Sentirò, trasognato, quella frescura ai piedi.
E lascerò che il vento m’inondi il capo nudo.

Non dirò niente, non penserò niente: ma 
L’amore infinito mi salirà l’anima,
E andrò lontano, più lontano, come uno zingaro,
Nella natura,-felice come una donna.

Marzo 1970, Arthur Rimbaud -Sensazione. 
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Elle est retrouvée.
Quoi?-l’Eternité.
C’est la mer allée
Avec le soleil...

Maggio 1872,Arthur Rimbaud- L’ Eternité








Criannax 
AnnA e CriStiano








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