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LA PIEVE DI SAN MICHELE A GROPPOLI





Con la voce Groppoli s'intendono, oltre Pistoia, le prime increspature dell' Appennino, che sembrano, appunto, dossi di animalida tiro o da soma. Il nome viene dal provenzale cropa, ma più probabilmente dal tedesco truppa, con richiamo alla dominazione longobarda, senza alcun riferimento latino. Si trova appunto a Pistoia ed è una chiesa dedicata a San Michele Arcangelo. 
Il castello è esemplare,
giunge la descrizione precisa in un documento del 1043. Si tratta della donazione fatta alla canonica di San Zeno dal conte Guido III, che si trova nel castello.
La donazione era rappresentata dalla quarta parte del castello di Groppoli, cioè dalla quota al conte pervenuta per successione.
Infatti, secondo la leggenda longobarda, tutti i figli maschi avevano identici diritti. E i Guidi a ponente di Pistoia possedevano tre castelli: di Groppoli, del Vincio e di Larciano, quest'ultimo nel XIII secolo venduto a Pistoia.
Il castello di Groppoli, difeso da un muro continuo, da un fossato e da una palizzata, dotato di due porte con strutture antemurali, comprendeva la residenza del signore, la curtis, ovvero il centro amministrativo, un fitto abitato di contadini, di artigiani e di piccoli mercanti ed una chiesa dedicata a San Martino: appariva pertanto, al 1043, perfettamente organizzato. La costruzione al poggio, dov'era ancora possibile dissodare e mettere le terre a coltura, imposizione intermedia fra il piano paludoso e la montagna, doveva risalire al X secolo: a causa delle invasioni degli ungari al 927, i segnali di pericolo potendo essere trasmessi da a luogo a luogo, o forse perché l'economia curtense rispondeva meglio agli interessi del signore.
In effetti i poggi s'infittirono di chiese e di abitati: S. Maria a Vormingo, S. Filippo e Giacomo di Castellina, Sant' Andrea a Verazzano, San Pietro a Vicopetroso. La chiesa di San Michele, nel luogo chiamato Caloria, si configurava come pieve. L'ingresso nel possesso della cattedrale pistoiese determinò non poche tensioni col comune di Pistoia, dal momento che già nel 1167 si parla di terra de Groppolensibus, a testimonianza di una nuova coscienza civile.
Groppoli compare come importante comune rurale nel Liber Focorum e nel Liber Finium, che segnano, alla metà del XIII secolo, il momento di massima fioritura, il nuovo paesaggio agrario assestato da uomini che si chiamavano Anselmino, Fusko, Teuto, Brunecto. Ma da llora in poi, forse anche sotto il peso delle imposizioni fiscali, comincia lentamente la decadenza.
Nel giro di un paio di secoli scompaiono il castello e la chiesa di San Martino.
La pieve, la quale si fa risalire nel 1094, ma forse si dice essere più antica, aveva funzioni di ricovero, e di assistenza. Si nasconde alla vista da una costruzione posteriore e dal relativo giardino, intervenuti nel tempo ad occupare l'ambito del chiostro e della canonica, non è facile da individuare ma ci coglie poi di sorpresa la sua vista. Il senso della bellezza e dell'essere fuori dal tempo.
Di architettura romanica, che prevedeva per la lunghezza il doppio dell'altezza, la pieve, ad una sola nave con abside semicircolare e copertura a capriate, non li rispetta, per lunghezza, probabilmente per la presenza di una falda acquifera. La facciata è stata deturpata da una brutta finestra al posto della monofora originale; inoltre manca sull'apposita mensola il San Michele, conservato all'interno. A guardarla vengono in mente i molti architetti di Pisa e Lucca, chiamati a Pistoia per l' ambizione di non essere da meno.
In origine la chiesa era più alta, il tetto ribassato d'oltre un metro per ragioni di staticità: più alto anche il portale e preceduto da una breve gradinata. L'architrave, in parte rovinato e sostituito, è sovrastato da un archivolto con ghiera a cunei dicromi: marmo verde di Prato e bianco di Carrara.
Le lastre raffigurano l'albero della vita e riportano motivi bizantini e ravennati. Si collocano intorno al Cinque-Seicento.
All'angolo sinistro  del timpano vediamo una scultura raffigurante il simbolo del toro, all'interno della chiesa, quella corrispondente invece raffigura il leone. Il chiostro e la canonica  sono richiamati da un grande arco a tutto sesto. Il campanile è impostato direttamente sulla roccia.
Il bellissimo pulpito datato 1194. Vi sono raffigurate quattro scene: l' Annunciazione, la Visitazione, la Natività, e la Fuga dall'Egitto. Circondato da docili colline, in un contesto storico e naturale molto affascinante.
Un posto in Toscana senz'altro non turistico  ma che vale la pena visitare. Sono molti i tesori nascosti e purtroppo poco promossi. Andare a cercare diventa ancora una volta il senso più ampio del viaggio.




Criannax
 Anna e CriStiano

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