Nel Parco regionale delle Alpi Apuane si possono ammirare veramente molte cose, da suggestivi panorami a borghi annegati nei laghi, o sopravvissuti al corso del tempo. Dentro le montagne, nel profondo invisibile agli occhi, si può visitare la splendida Grotta del Vento.
Siamo arrivati all'ora di pranzo, passando dall'antico borgo di Fornovolasco e Gallicano. La strada è piena di curve e a prova di resistenza per chi soffre di mal di macchina, anche se facilmente ci si distrae per la bellezza dei panorami, le alte cime delle montagne ancora innevate e qualche casa sparsa qua e là. Era freddo appena siamo arrivati, questo perché, anche se soltanto a poco più di 600 metri slm si è circondati da alte vette, una su tutte il monte Pagna Secca, alto 1700 m.
Lì, nel piazzale del parcheggio, un ristorante. Ci siamo fermati e veramente a poco prezzo abbiamo assaggiato un piatto buonissimo fatto in casa: tagliatelle di castagne con salsiccia e panna, buonissime! I padroni sono stati molto gentili, avevano acceso il caminetto, ci siamo riscaldati e dopo aver mangiato ci siamo incamminati verso la grotta del vento. Le visite sono obbligatorie con la guida turistica, ci sono 3 possibili itinerari, fino ad un massimo di 3 ore. Il costo del biglietto è accessibile e merita andare anche per fare qualcosa di particolare e diverso, uscendo, in questo caso, dai soliti schemi della domenica.
Si entra e si esce dallo stesso punto, un grande cancello rotondo, un tempo sbocco per l'acqua che pian piano ha scavato la grotta nel corso dei secoli. Dopo essere stato bloccato da detriti non era più visibile, era soltanto rimasta una piccola fessura dalla quale usciva sempre un forte vento, gli abitanti del posto, avendolo notato, lo usavano per mantenere il cibo in fresco: non c'è aria migliore di quella delle grotte per preservare il cibo. Così, per un po' di tempo, la grotta venne sfruttata proprio come frigorifero! Fino ad un giorno quando venne fatta entrare una bambina ad esplorare dentro a quella buia fessura nella roccia; la bambina fu una scelta obbligata, nessuno poteva passarci all'interno, ma la piccola fece solo pochi passi, il resto lo fecero gli speleologi...scavarono all'inizio del tratto corridoi che portano in un ambiente straordinario. Purtroppo, soprattutto all'inizio, molte persone ignoravano l'importanza, da un punto di vista geologico e di patrimonio naturale, la preziosità di questi posti, così, vedendo rocce dalle forme straordinarie, in molti pensarono di prendersene qualche pezzo per portarselo a casa. Oggi invece le regole sono molto rigide verso chi le visita. L'attenzione deve essere massima, non si devono toccare assolutamente le pareti, non si deve toccare niente, solo ammirare. Vi sono infatti nella pelle umana degli acidi che vanno a danneggiare la roccia, si creano muffe e danni irreparabili se viene toccata. Si richiede, quindi, di stare attenti quando si cammina, in alcuni tratti la roccia si abbassa o si restringe creando piccoli corridoi, e si deve stare attenti anche a non sbattere o strusciare contro le pareti e a non toccare con borse o altro tipo di oggetti le pareti della grotta.
All'inizio del percorso, chiusi dentro ad una teca di vetro, si trovano i resti di un orso che viveva in queste montagne secoli fa, la grotta certo non era luogo adatto al letargo dell'animale, si pensa, infatti, che sia stato il corso d'acqua a portare a valle i detriti visto che in alto le montagne erano altrettanto piene di grotte.
L'acqua che sgocciola e tocca la roccia, dandole forme straordinarie, la roccia simile a muschi, dalle strane forme di colori tenui e brillanti ovunque. Acqua cristallina e solo il rumore dell'acqua, unica artista del posto. In alcuni tratti quando l'acqua abbandona la roccia, si può notare il colore perdere di vigore. Ad un certo punto la guida ci ha detto che voleva farci provare la sensazione del buio in una grotta inesplorata, ha spento le luci e non avevamo mai provato una sensazione così: il buio totale che non conoscevamo fino a ieri, nessun spiraglio, nessuna sfumature, solo il buio: è stato molto eccitante e inquietante allo stesso tempo.
Quando siamo usciti è stato strano rivedere tutta quella luce. Le grotte si estendono ben oltre 4 km ma soltanto la metà è per il momento accessibile ai turisti. Le guide erano molto preparate, gentili e coinvolgenti. Dopo essere usciti abbiamo proseguito nella valle del Serchio verso Vergemoli attraverso la strada panoramica e mentre guardavamo quelle cime da lontano è stato bello immaginare i tesori che queste custodiscono, un mondo quasi parallelo, sconosciuto a molti, eppure anche la roccia respira e vive, custodisce nel profondo.
La Garfagnana è davvero splendida.
......mentre tornavamo a casa, all'altezza di Borgo a Mozzana , ecco davanti a noi il cosiddetto 'Ponte della Maddalena' detto anche ' Ponte del Diavolo', davvero bello risalente al medioevo. Il ponte come vedrete dalle foto, è costruito in maniera molto strana: si slancia pian piano, partendo dal basso per arrivare in alto. Molte leggende girano intorno a questa costruzione. Una in particolare racconta che ad un capomastro venne assegnato il compito di costruire il ponte. Essendo in ritardo con la costruzione e preoccupato venne un giorno fermato da uno strano signore, il quale gli promise che avrebbe finito i lavori del ponte per lui in cambio dell'anima del primo che avesse attraversato il ponte. Quell'uomo era il diavolo. Il capomastro accettò, l'indomani, quando i cittadini stupiti videro che il ponte era finito, egli proibì loro di oltrepassarlo, recatosi dal Vescovo per confessare l'accaduto, venne suggerito di far attraversare un maialino. Il diavolo, furioso per non essere riuscito nel suo intento si gettò nelle acque del fiume e non fu più visto. Non si riesce a stabilire esattamente la data di origine del ponte e risulta inoltre strano di come abbia resistito alla quantità di piene che il fiume ha avuto.
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Criannax
AnnA e CriStiano
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