IL REGISTA BRUNO SAVELLI
QUESTA VOLTA IN AULA CON GLI STUDENTI!
CONFERENZA SPETTACOLO DI ANGELO SAVELLI
UNO, NESSUNO, CENTOMILA...PIRANDELLO
RELATORE ANDREA BRUNO SAVELLI
CON Andrea Bruno Savelli, Francesco Franzosi,
Marzia Risaliti e Nicola Pecci
L'umorismo che-come il cubismo-inserisce schizofrenicamente più punti di vista contemporanei sullo stesso oggetto, sembra allora diventare uno dei pochi modi possibili per raccontare l'uomo contemporaneo: l'uomo senza
qualità, il borghese piccolo piccolo, l'idiota, lo straniero, il cinico brillante che si barcamebe pateticamente tra vita e pensiero. La conferenza -spettacolo, utilizzando degli strumenti tipicamente pirandelliani, cioè quelli dell'ironia e del metateatro, evoca sulla scena, per poi scomporlo criticamente, l'ultimo grande romanzo di Pirandello del 1926:
'Uno, nessuno, centomila', la comica tragedia di un uomo qualunque che una mattina guardandosi allo specchio scopre di avere il naso storto e finisce in manicomio.
Nelle fratture di questa rappresentazione s'inseriscono analiticamente le riflessioni sull'umorismo, brani di novelle e spettacoli pirandelliani, citazioni di autori contemporanei e personaggi vari i cerca d'autore.
Il regista/ relatore apre la conferenza con un breve inquadramento storico: la crisi dell'individuo moderno nel '900. Una coppia di bislacchi attori, provenisti dal varietà e dalle serate futuriste, si aggrega al relatore dopo avergli mostrato un paio di pezzi forti del loro repertorio: la macchietta della Sciantosa napoletana e quella del Balbuziente del futurista Oddo Oddi. La piccola compagnia inscena 'La patente' di Pirandello. A metà della recita, il regista interviene sull'attore che sta mal interpretando la parte di Chiarchiaro e gli spiega la teoria dell' umorismo di Pirandello, sottolineandone il sottile collegamento con l poetica del Cubismo.
Al termine della rappresentazione, assistiamo ad un ulteriore alterco tra gli attori ed il regista, il quale, citando una scena de "L'uomo, la bestia e la virtù", mette in relazione l'ipocrisia di chi recita sulla scena con ipocrisia sociale di chi recita nella vita. Restato solo il regista accenna ad alcuni dati della biografia pirandelliana che preannunciano il pessimismo dell' autore.
Poi sottolinea come Pirandello, arrivato alla notorietà universale con il teatro, sia prima di
tutto un letterato, ricordando l’immensa ed importantissima produzione di Novelle, all’interno delle quali esistono
già tutti i temi e le innovazioni sviluppate poi sulla scena e nei romanzi.
Riferimento alla novella “Il pipistrello” che introduce il tema del teatro pirandelliano con la sua dialettica tra verità
e finzione, tra maschera e volto, tra vita ed arte. Il regista puntualizza la tematica dell'essere e dell'apparire
citando “Il gioco delle parti”, “Così' è se vi pare”, “Enrico IV”, e spiegando la grande rivoluzione del metateatro di
Pirandello culminata nei “Sei personaggi in cerca d'autore” che gli varrà il premio Nobel per la letteratura. Anche
questa innovazione era già presente nelle novelle dell’autore, ed il regista si appresta a leggerne la più
rappresentativa: “La tragedia di un personaggio”.
Ma la lettura è subito interrotta dall’arrivo di un giovane che dice di essere un “personaggio”: Vito Moscarda e
chiede che la sua storia venga fatta vivere sulle tavole del palcoscenico. Dopo un attimo di perplessità il regista
accetta di rappresentare la vicenda del personaggio Moscarda.
Mentre la piccola compagnia si prepara, il regista sottolinea l’importanza e l’originalità dei tre grandi romanzi
pirandelliani: “Il fu Mattia Pascal”. “I quaderni di Serafino Gubbio operatore” e naturalmente “Uno, nessuno e
centomila”. In chiusura, dunque, assistiamo ad una esaustiva sintesi teatrale di “Uno, nessuno e centomila”.Criannax
AnnA e CriStiano
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